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Il maestro e Margherita - Bulgakov


Buona Domenica amici lettori,
questa notte è giunta tra noi la simpatica ora legale, che ogni anno, puntualmente, si presenta per scombussolare la percezione del tempo di noi poveri mortali. Questa mattina mi sono svegliata chiedendomi che ora fosse e ci ho messo un pò prima di rendermi conto che da oggi in poi dormirò un'ora in meno...ci mancava solo questo!
Comunque non sono qui per disquisire nè circa l'ora legale nè, tanto meno, dell'arrivo della Primavera.
Sono qui per parlarvi di una delle mie ultime letture, meravigliosa e coinvolgente, e soprattutto che mi avete consigliato Voi tramite un "sondaggio" sulla pagina facebook di Letterando con Marty.
(Questo è il link della pagina, per chi fosse interessato:clicca qui!)



Edizione Newton Compton, prezzo di copertina 4.90 euro, pagine 352, codice ISBN 9788854119277.

Questo libro è stato una sorpresa.
Di solito, prima di leggere un libro, evito di leggere i retro copertina. Questo perchè mi piace entrare nella storia direttamente attraverso le sue pagine piuttosto che per sentito dire. Però ultimamente ho iniziato a leggere le Introduzioni dei curatori delle opere prima di iniziare le opere stesse. Il motivo è che i detti curatori sono dei veri e propri esperti e leggendo queste introduzioni è come seguire una lezione universitaria sul libro. Si imparano tante cose e spesso, queste illustri persone da me stimate moltissimo, nei loro scritti inseriscono anche degli aneddoti interessanti che da una parte aiutano il lettore a conoscere meglio l'autore e dall'altra ci permettono di capire meglio le storie narrate.
Ebbene, nell'introduzione a quest edizione, Mauro Martini considera il romanzo di Bulgakov dal punto di vista storico e quindi anche la storia della Russia degli anni '30 e a seguire. Dalle parole dell'autore la mia idea di questo romanzo era un'idea non troppo positiva: un romanzo di lotta contro il potere, di denuncia, che fonde in sè temi importanti come la Religione e la Politica. Insomma, non proprio un romanzo d'evasione o almeno non un romanzo russo come sono abituata a considerare i romanzi russi (mia altra grande passione).

Invece le mie aspettative sono state piacevolmente deluse. I motivi sono essenzialmente due:
  1. Il primo motivo, e forse anche il più importante, è che anche se questo romanzo è stato pubblicato nel 1967 per la prima volta, in realtà si discosta molto dalle Avanguardie contemporanee a questo periodo. Sembra di leggere il romanzo di un collega di Tolstoj e Dostoevskij, sembra di leggere un romanzo russo datato diciannovesimo secolo, insomma, sembra di leggere uno di quei romanzi che tanto amo e tanto mi appassionano. Questo è un punto a suo favore, decisamente.
  2. Il secondo motivo, non meno importante, è che anche se lo stile è simile allo stile degli autori Ottocenteschi i temi trattati sono piuttosto attuali. Si da ampio spazio alla psicologia dei personaggi e le malattie della psiche sono onnipresenti. L'inconscio dei personaggi è il protagonista assoluto e l'atmosfera sembra onirica, surreale.
Insomma, in questo libro c'è tutto: descrizione, amore, amicizia, omicidi, indagini pazzia, schizofrenia, manicomi, Satana, gatti parlanti, teatri...tutto.

La stesura di questo romanzo ha impegnato Bulgakov per ben dodici anni, dal 1928 al 1940, anno della morte dello scrittore ed Eugenio Montale lo ha definito "un miracolo che ognuno deve salutare con commozione". Non so se mi spiego!
Il primo capitolo si apre nella Mosca degli anni Venti e la storia si apre con due personaggi, "il primo non era altri che Michail Aleksandrovic Berlioz, presidente del comitato direttivo di una delle più grosse associazioni letterarie di Mosca, La MASSOLIT, e direttore di una ponderosa rivista d'arte. Il suo giovane accompagnatore era il poeta Ivan Nikoaevic Ponyrev, che firmava con lo pseudonimo di Bezdmnyj". I due letterati, durante una giornata particolarmente calda, si fermano in un chiosco per rinfrescarsi con una buona bibita fresca. In realtà l'unica bibita disponibile è un succo all'albicocca e non troppo freddo, ma poco importa. L'atmosfera afosa e il tramonto di questa giornata di primavera portano con sè l'epifania di un personaggio strano quanto affascinante che dopo aver dialogato con i due uomini si presenta con il nome di Woland, esperto in magia nera. I tre interlocutori affrontano soprattutto il tema "Religione", chi crede e chi non crede in Dio, se Dio non esiste chi sarebbe capace di governare il destino degli uomini e successivamente Woland elabora una profezia; si sa, gli esperti di magia nera sono in grado di leggere nel futuro degli uomini:
"Sì, l'uomo è mortale, ma questo è ancora meno. Il guaio è che può morire all'improvviso, è qui il punto! E in generale non può dire che cosa farà la sera". "Quale stupido modo di porre la questione...", pensò Berlioz e replicò: "Non esageriamo. So più o meno precisamente come sarà la mia serata. Si capisce che se in via Bronnaja mi cade in testa una tegola...". "Una tegola", lo interruppe interessato lo sconosciuto, "non cade mai intesta a nessuno così, di punto in bianco. In particolare le garantisco che non deve temere una minaccia del genere. Lei morrà di una morte diversa." "Sa forse quale sarà di preciso?", si informò con ironia del tutto naturale Berlioz che si era lasciato attirare da questo discorso veramente assurdo, "e me lo dirà?" "Volentieri", rispose lo sconosciuto. Misurò Berlioz con lo sguardo, come se si apprestasse a cucirgli addosso un abito e tra i denti borbottò qualcosa come: "Uno, due...Mercurio in seconda casa...la luna è uscita...sei- sciagura...sera- sette...", e ad alta voce e con gioia dichiarò: "le taglieranno la testa!"
L'ultima frase del capitolo tre intitolato "La settima dimostrazione" si conclude con la frase "Era la testa recisa di Berlioz" . Così si apre questo fantastico romanzo che vede tra i suoi protagonisti una figura piuttosto difficile da trattare, Satana, detto Woland.
Bellissima anche la frase di apertura tratta dal Faust di Goethe:

"...dunque chi sei?"
"Sono una parte di quella forza che
eternamente vuole il male ed eternamente
opera il bene."




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