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Mandami tanta vita - Paolo Di Paolo


"Mandami tanta vita" di Paolo Di Paolo. Edito Feltrinelli, 
158 pagine, 13 euro, ISBN 9788807019425


Ciao a tutti,
eccomi tornata con una nuova recensione. Mi sto buttando anima e corpo in un progetto di cui vi parlerò tra qualche giorno, ma sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per qualche lettura breve e interessante.Sono stata male, giorni fa ho passato un pomeriggio d'inferno e una notte insonne e la mia mami, per tirarmi su il morale, ha imparato che un libro funziona quasi sempre. Così mi ha regalato "Mandami tanta vita" di Paolo Di Paolo. Un libro presente nella mia wishlist da quando l'ho visto un anno fa tra i candidati al Premio Strega.






TRAMA: Moraldo, arrivato a Torino per una sessione d'esami, scopre di avere scambiato la sua valigia con quella di uno sconosciuto. Mentre fatica sui testi di filosofia e disegna caricature, coltiva la sua ammirazione per un coetaneo di nome Piero. Alto, magro, occhiali da miope, a soli ventiquattro anni Piero ha già fondato riviste, una casa editrice, e combatte con lucidità la deriva autoritaria del paese. Sono i giorni  di carnevale del 1926, Moraldo spia Piero, vorrebbe incontrarlo, imitarlo, farselo amico, ma ogni tentativo fallisce. Nel frattempo ritrova la valigia smarrita, ed è conquistato da Carlotta, una fotografa di strada disinvolta e imprendibile in partenza per Parigi. Anche Piero è partito per Parigi, lasciando a Torino il grande amore, Ada, e il loro bambino nato da un mese. Nel gelo della città straniera, mosso da una febbrile ansia di progetti, di libertà, di rivoluzione, Piero si ammala. E Moraldo? Anche lui, inseguendo Carlotta, sta per raggiungere Parigi. L'amore, le aspirazioni, la tensione verso il futuro: tutto si leva in volo come le mongolfiere sopra la Senna. Che risposte deve aspettarsi? Sono Carlotta e Piero, le sue risposte? O tutto è solo un'illusione della giovinezza. 
Paolo Di Paolo, evocando un protagonista del nostro Novecento, scrive un romanzo appassionato e commosso sull'incanto, la fatica, il rischio di essere giovani. 


Se mi seguite da tempo sufficiente avrete ormai capito che non mi piace leggere le trame dei libri prima di acquistarli, quando sono tantissime le persone che hanno l'abitudine di documentarsi sulla trama prima di leggere un libro. E' una cosa che non faccio mai. Preferisco sempre stupirmi pagina dopo pagina, nel bene o nel male, senza avere la benché minima idea di quale sia la storia, chi siano i personaggi, quando sia ambientato il romanzo e così via.

Piero Gobetti (1901-1926)
Fatta questa premessa doverosa mi sento di dire che questo libro è stato un'esperienza piacevolissima. Sono convinta, però, che se avessi conosciuto la trama non lo avrei apprezzato così tanto.

Sulla pagina facebook del blog dicevo che all'inizio mi sono trovata un po' spaesata tra queste pagine. Forse spaesata non è nemmeno il termine esatto. La verità è che mi sembrava di conoscere uno dei personaggi, anzi, una delle coppie di personaggi presenti. 
Ada e Piero. 
Erano due nomi che accostati mi ricordavano qualcosa. La descrizione di Piero, la sua estrema giovinezza insieme alla fortissima consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda; il suo giornale, la casa editrice, le traduzioni; il fragile involucro che è il suo corpo e che difficilmente riesce a contenere e a mediare tutti i progetti, le speranze, le ambizioni travagliate dalla sua mente. Piero mi ricordava qualcuno. Ada e il loro amore stuzzicavano i sedimenti di anni di studio presenti nella mia testa.
Soltanto a pagina 157 ho scoperto che Paolo Di Paolo ha tratto ispirazione dalla vita di Piero Gobetti e sua moglie Ada. E allora ho capito.
Magicamente tutto tornava e lo stupore iniziale si è trasformato in eccitazione febbrile. Immagino quanto lavoro ci sia stato dietro questo libricino così esile. Paolo Di Paolo ha trasformato fatti realmente accaduti in un romanzo ben scritto e sognante anche se molto duro, a tratti. Il discorso indiretto libero, a mio avviso, aiuta il lettore a immergersi in una vaga aria di ricordo sognante, che ho apprezzato tantissimo.
Questo libro è strutturato in un modo davvero intelligente. Due storie proseguono parallele, una storia vera e una storia di pura finzione. Piero e Ada da un lato e Moraldo e Carlotta dall'altro. Si avvicendano pagina dopo pagina, le due storie e i due punti di vista si manifestano senza mai toccarsi. Nel finale del libro si sfiorano appena su una panchina fra qualche chiacchiera leggera, discorsi di poco peso sulle condizioni atmosferiche di una giornata di febbraio e un giornale a Parigi. Ma non si incontrano davvero. Il senso di perdita e il rimpianto che emergono dalle ultime pagine nei pensieri e nelle parole di Moraldo sono così potenti che leggendo ho percepito le sue medesime sensazioni. 

Un libro che consiglio a tutti, specialmente ai ragazzi. Se fossi un'insegnante lo consiglierei agli studenti di una quinta liceo per stuzzicare la curiosità nei confronti di un personaggio tanto enorme quanto sconosciuto, Piero Gobetti non viene mai approfondito nelle scuole, spesso è solo uno dei tanti nomi da ricordare, nomi separati sterilmente da virgole senza curiosità. Anzi, ho un'idea migliore, in questo universo parallelo in cui Marty è una professoressa di lettere, farei leggere il libro di Di Paolo ai ragazzi della quinta liceo prima di introdurre Montale, spiegando che se oggi lo conosciamo è merito di quel Piero che per primo, tra le tante altre cose,  ha capito il valore della sua poesia e che per primo ha avuto il coraggio di pubblicarlo. 

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