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LE NOSTRE ANIME DI NOTTE - Kent Haruf



-Leggi tanti libri, ma come fai a scegliere i libri giusti?-
-I libri “giusti”?-
-Sì, leggi sempre libri che ti piacciono, come ci riesci?

L’annosa questione dei libri giusti perseguita i lettori considerati “forti” da sempre. O quanto meno a me succede sempre così. Mi incontrano in libreria e mi dicono “sei sempre qui”; non mi trovano, mi telefonano e mi chiedono “in che libreria ti sei cacciata?” e poi mi raggiungono tra gli scaffali, mentre abbraccio decine di libri oppressa dai sensi di colpa (al pensiero di tutti i libri già acquistati e in attesa di essere letti nella mia libreria) e mi chiedono:
 -Leggi tanti libri, ma come fai a scegliere i libri giusti?-.

La risposta, come sempre, è meno articolata di quanto potrebbe mai sembrare. Leggo soprattutto letteratura americana contemporanea, che è il mio genere preferito ormai da anni, mi confronto con persone che hanno i miei stessi gusti e, ultimo ma non per importanza, seguo una serie di blog simili al mio, curati da persone che hanno gusti simili ai miei, di cui sto scrivendo nella mia tesi di laurea - ma questa è un'altra storia.

Haruf è stato, per me, una scoperta recente avvenuta grazie ad un amico, compagno di letture e scritture. Pietro mi consigliò di leggere la Trilogia della Pianura e Pietro è una garanzia. Feci un ordine su Ibs.it in tempo record. I primi due volumi arrivarono in quattro giorni, li lessi in due e dovetti aspettare qualche mese prima dell’uscita dell’ultimo.

Dopo aver letto l’intera trilogia iniziai a consigliarla a tutti.
-Marti, dammi un consiglio: cosa posso leggere?-
-Leggi Kent Haruf-
Punto.

Probabilmente pubblicherò le recensioni dei tre volumi della Trilogia, ma per il momento voglio parlarvi dell’ultimo romanzo pubblicato da NN Editore, tradotto da Fabio Cremonesi e in commercio dai primi di febbraio 2017.

Uno dei particolari più strazianti a proposito di questo romanzo – per chi si è affezionato allo scrittore e si dispiace quando pensa che i libri di sua produzione siano così pochi – è che Haruf fece appena in tempo a consegnare la bozza definitiva al suo editore poco prima di morire, settantunenne, il 30 novembre 2014. E se oggi possiamo leggere queste pagine dobbiamo ringraziare Cathy Dempsey, vedova dello scrittore, che ne ha permesso la diffusione.

Come i tre volumi precedentemente pubblicati, Le nostre anime di notte è ambientato a Holt, una cittadina immaginaria del Colorado. I protagonisti sono Louis e Addie, due pensionati, entrambi vedovi e vicini di casa. In realtà, per contestualizzare il racconto, non c'è molto altro da sapere.
Procediamo con ordine:

L’incipit del romanzo è spiazzante, l’espediente letterario adottato da Haruf è davvero molto interessante, soprattutto per chi come me è sempre in difficoltà quando deve scrivere un nuovo inizio.
Addie Moore bussa la porta del vicino di casa, Louis Waters:
“Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare. […] Sto parlando di attraversare la notte insieme. Starsene a letto insieme e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?”
Così semplice, così ovvio. C’è voluto coraggio, ma lo ha detto. Addie se ne va, lasciando Louis sulla porta interdetto e spiazzato da una richiesta così assurda e allo stesso tempo così giusta.
La porta si chiude alle sue spalle e Addie, insieme a noi curiosi lettori, resta in attesa di una risposta.
Perché assurda? Addie e Louis sono due anziani signori, che vivono soli in due grandi case in Cedar Street, una tranquilla strada residenziale di Holt. Sono vedovi, i figli stanno vivendo la loro vita altrove e la solitudine si fa viva, sempre più prepotente, soprattutto di notte, quando è buio e nella notte si sentono i rumori in lontananza di una piccola città assopita. I pensieri, i ricordi e il timore che sia ormai troppo tardi per essere felici.
Addie crede che, per combattere la solitudine, addormentarsi a fianco di qualcuno sia la soluzione giusta. Dunque, armata di coraggio e forte del fatto che comunque non ha niente da perdere, fa la sua proposta a Louis. L’anziano signore condivide la stessa solitudine e, di fronte a questa inspiegabile dichiarazione, ribelle e spregiudicata, decide di accettare. Con una consapevolezza forse tardiva ma non meno efficace si rendono artefici di quel cambiamento che per errore siamo soliti attribuire all'età giovane o adulta. Mai a quella senile. Nonostante sia universalmente riconosciuto il fatto che non è mai tardi per essere felici. Non è mai tardi per sentirsi compiuti.
E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto. 
“Per noi le emozioni non sono finite. Non siamo diventati aridi nel corpo e nello spirito”

Se c’è una paura legata alla vecchiaia è proprio questa: il venire meno della possibilità di sentire e volere fortemente, l’essere costretti ad accontentarsi di passioni sbiadite. Haruf sventa questa paura e in questo romanzo mette in scena la rappresentazione di una felicità mancata. Non perduta, ma ritrovata. O forse trovata per la prima volta. Un dolore, capace di piegare una famiglia per sempre, ha ridotto Addie a condurre una vita priva di passione, ma a recitare al tempo stesso la parte della moglie serena e amata. Louis si è sempre sentito caratterialmente inadeguato, incapace di afferrare la felicità, quando l’ha provata, incapace di seguire la chiamata a essere più di un mediocre professore. E ha vissuto nel senso di colpa per aver fatto del male a chi amava, senza per altro essere stato felice.
Louis prende pigiama e spazzolino, li inserisce in un sacchetto e attraversa la strada. Entra in casa di Addie. I due si infilano sotto le coperte, a letto, e restano così, vicini, a parlare fino a quando non si addormentano ascoltando una il respiro dell’altro.
Da quel momento nasce una relazione, che è fatta di intimità, amicizia, parole e tocchi leggeri di mani che si sfiorano nell'oscurità, alla luce delle stelle, con piccoli gesti di premura. Si crea un equilibrio magico, innocente e delicato. Addie e Louis si conoscono, notte dopo notte, aggiungendo ogni volta un tassello e, infine, si innamorano.

Nei romanzi, come nella vita, prima o poi si presentano le difficoltà. Gli abitanti di Holt iniziano a parlare della loro relazione, attirando l’attenzione del figlio di Addie, che reputa scandaloso un comportamento del genere - soprattutto tra due persone così anziane. La verità è che una storia d’amore senza sesso tra due anziani è troppo bella per essere vera e per essere capita. Eppure, in fondo, Addie e Louis cosa hanno da perdere? 
Tutti questi ostacoli riusciranno a dividerli? 
Potrete scoprirlo leggendo questo romanzo.

Come dice M. Piccione “C’è grandezza nella semplicità, nei romanzi di Kent Haruf. Pacatezza e poesia. Essenzialità. La luce dello straordinario nel quotidiano”.

Peccato soltanto che i suoi romanzi siano così pochi.

Vi svelo un segreto. Ero abbastanza disperata, non lo nego. Il pensiero di non avere a disposizione una produzione pari a quella di Follett, King o Roth mi preoccupava così tanto che ho scritto alla casa editrice. Il gentilissimo Edoardo Caizzi mi ha risposto dicendo che per il 2018 e per il 2019 prevedono di pubblicare i primi due romanzi di Haruf, non ancora tradotti in italiano.
Sospiro di sollievo.

Lasciate un commento se siete innamorati di Haruf, se avete letto questo romanzo o semplicemente se vi va.
Alla prossima recensione!

Marti

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