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LE BRACI - Sándor Márai

Torno a scrivere con qualche mese di ritardo, mi faccio sempre attendere su questo blog. Eppure le cose sono in fase di cambiamento. La mia vita sta prendendo una piega interessante e questo 2017 è un anno di cambiamenti importanti.
  • Cambiamento numero 1: a ottobre mi laureo. Finalmente completerò il percorso universitario e conseguirò la laurea specialistica in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università di Parma. Sono molto felice del percorso e sono emozionata sia per la proclamazione sia – soprattutto – per la tesi che sto scrivendo. L’argomento centrale è la recensione online, sto studiando l’importanza della recensione online sia per gli utenti che sono alla ricerca di letture nuove sia dal punto di vista delle case editrici e soprattutto dei professionisti che lavorano sul web. Ma di questo vi parlerò in un altro post – se vi interessa.
  • Cambiamento numero 2: è iniziata la convivenza. Gli ultimi mesi sono stati affollati da scatoloni, spese, mobili nuovi, affitti, volture e shopping per la casa. Mi sono trasferita nel centro storico di Ancona. Abbiamo preso in affitto un appartamento e ci siamo trasferiti qui, io e lui, per iniziare la nostra vita insieme.

Ovviamente la corsa verso la fine degli esami e il trasloco mi hanno tenuta abbastanza impegnata, visto che – tra le altre cose – lavoro full-time in azienda e il tempo libero è stato un interessante sconosciuto fino a poco tempo fa.

Ora, finiti gli esami e finito il trasloco, un po’ di tempo per me c’è. Ed eccomi qui a raccontarvi una delle mie ultime letture: Le braci di Sándor Márai.



TRAMA: Dopo quarantun anni, due uomini che da giovani sono stati inseparabili tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l’altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null’altro contava, per loro. Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare. Tutto converge verso un “duello senza spade” - e ben più crudele. Tra loro, nell’ombra, il fantasma di una donna. E il lettore sente la tensione salire, riga dopo riga, fino all’insostenibile.

Il romanzo di Márai è ambientato nel 1940, è il 15 agosto e ci troviamo in un castello situato ai piedi dei Carpazi. Il primo personaggio che incontriamo, il nostro protagonista, è un anziano generale di nome Henrik, figlio di un ufficiale della guardia reale. Nelle prime pagine del romanzo, Henrik riceve una lettera che lo desta dall’ormai solito torpore, il mittente della missiva è Konrad, il suo unico vecchio amico di infanzia che lo raggiungerà per cena. Henrik convoca la sua balia Nini e le chiede di preparare la sala da pranzo esattamente come fece quarantuno anni prima, in occasione di quella che scopriremo essere l’ultima occasione di incontro tra Henrik e Konrad.

La tavola è imbandita e apparecchiata esattamente come quarantuno anni prima, Konrad raggiunge Henrik, i due vecchi e ormai anziani amici si siedono a tavola e da quel momento in poi Henrik non smette di parlare. A pagina 136 dice al suo interlocutore:
Temo di essere piuttosto prolisso” dice quasi scusandosi. “Ma non posso fare diversamente: possiamo comprendere l’essenziale solo partendo dai particolari, questa è l’esperienza che ho tratto sia dai libri che dalla vita. Bisogna conoscere tutti i particolari, perché non possiamo sapere quale sarà importante in seguito, quali parole metteranno in luce qualcosa. Bisogna raccontare con ordine. Ma ormai non mi resta più molto da dire[…]
Al di là dell’evidente bellezza di questo passo, confesso di aver sorriso arrivata a questo punto. Perché? Prima di tutto perché un personaggio che sta parlando con un altro personaggio (senza lasciargli spazio per esprimersi) per 136 pagine e dice che teme di essere prolisso è divertente, in secondo luogo, è ancora più divertente leggere che lo stesso personaggio non ha più molto da dire, anche se in realtà parlerà ancora e ancora fino a pagina 180. 
Dico questo per farvi capire una cosa importante di questo romanzo. Siamo molto lontani dai romanzi naturalisti, dove ogni dettaglio viene descritto minuziosamente fino al punto in cui, leggendo, ci troviamo a vivere e vedere la scenografia di ogni capitolo. O meglio, per essere più precisi le uniche vere descrizioni fisiche riguardano la tavola in sala da pranzo e qualche dettaglio della giovinezza di Henrik e Konrad.

In questo romanzo assistiamo quasi a un monologo, un flusso di coscienza espresso ad alta voce da un personaggio che ha tenuto pensieri, ricordi, elucubrazioni, idee, ipotesi, congetture, accuse, possibilità, insomma tutto dentro per quarantuno anni. Henrik ha ripercorso la sua vita fino a – passatemi questa espressione – l’ultima cena che lo vide in compagnia del suo amico, quarantuno anni prima per l’appunto. E questo monologo non mantiene lo stesso ritmo da pagina 1 a pagina 181, sia chiaro. Nelle pagine di questo romanzo assistiamo ad un incredibile escalation di sentimenti, il ritmo diventa sempre più concitato, martellante, snervante e impressionante. È impossibile dedicarsi ad altre attività, dopo aver iniziato la lettura di questo libro. E vi assicuro che la cosa più disarmante è la sua conclusione: arrivati all’ultima pagina non potrete chiudere il libro senza una certa ansia e preoccupazione. Vi giuro che ho pensato a questa storia e ai suoi personaggi per diversi giorni dopo aver concluso la lettura. È disarmante. È un romanzo inquietante e densissimo di sensazioni.

A questo punto, vi conosco bene e so con certezza che vi state chiedendo in motivo di tutto ciò. Perché Henrik aspetta Konrad per quarantuno anni nel suo castello? Perché resta cristallizzato tra quelle stanze e rimuginare costantemente quel giorno di quarantuno anni prima? Cosa è successo dopo quella cena? Perché è così importante il climax di questo romanzo?
Le risposte a queste domande sono contenute tutte nel libro edito da Adelphi in questa bellissima nuova edizione con la copertina flessibile ma gommosa e confortevole.

Piccola curiosità: Quando ho terminato la lettura di questo romanzo - oltre a rimanere scioccata per qualche giorno dalla potenza della prosa di Márai e dalla storia incredibile e inquietante di Henrik - una domanda mi ronzava in testa: perché intitolare questo libro "Le braci"? A cosa si riferisce l'autore? Il magico mondo di internet è venuto in mio soccorso. A quanto pare il titolo originale dell'opera è A gyertyák csonkig égnek, letteralmente Le candele bruciano fino in fondo, mi è bastato leggere questa frase per capire. A quel punto mi sono chiesta perché modificare un titolo così significativo...ci sono scelte editoriali che non capirò mai.

Quando avrete letto questo libro scrivetemi sulla pagina Facebook di Letterando Con Marty, così potremo parlarne tutti insieme in un post dedicato senza spoilerare i contenuti a chi deve ancora fare questa esperienza di lettura meravigliosa.


Informazioni aggiuntive:
Titolo: Le braci 
Autore: Sándor Márai
Codice ISBN: 9788845922572
Prezzo di copertina: 10.00€
Pagine:181

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