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HOW TO - Cos'è il Reportage narrativo, caratteristiche e metodologie

Questa rubrica riguarda tanti argomenti, ma risponde sempre alla stessa domanda: come?
Ogni due settimane vedremo e impareremo insieme a fare tante cose: come si scrive un articolo di giornale; come posso imparare una lingua nuova senza impazzire; come si struttura una buona recensione; come posso scegliere il libro più adatto a me; come faccio a riconoscere un predicato verbale da un sostantivo e tanti altri come.

Se avete delle richieste particolari non dovete fare altro che commentare questo post o inviarmi una mail al nuovo indirizzo del blog: letterandoconmarty@gmail.com


L'argomento di oggi mi è stato suggerito da una delle mie ultime letture: Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace. Si tratta di uno dei libri acquistati grazie ai buoni che ho ricevuto in occasione della mia Laurea Specialistica in Giornalismo e Cultura Editoriale (se ti sei perso il post sul mio bottino, clicca qui!)

Di cosa parliamo?
Oggi, vedremo insieme cos'è e come si scrive un reportage narrativo.

Partiamo dalla definizione:
Il reportage narrativo è un genere letterario che analizza i fenomeni sociali contemporanei attraverso uno stile letterario. In poche parole, si tratta di una cronaca piuttosto piacevole da leggere, che coinvolge il lettore, soprattutto da un punto di vista emotivo e che permette, data la sua struttura, di raccontare maggiori dettagli da quelli che ci si aspetterebbe da un articolo di giornale.

Chiaramente si tratta di un genere ibrido, nato negli ultimi due secoli e figlio del reportage giornalistico che, a sua volta, si sviluppa a partire da una commistione tra letteratura di viaggio e cronaca.

COME SI SCRIVE UN REPORTAGE NARRATIVO
Rispetto alla notizia di partenza, per scrivere un reportage narrativo si procede per dilatazione e non per aggregazione. Questo significa che si considera un fatto particolare o il particolare di un fatto e lo si trasforma in una storia, dilatandone i confini, giocando su atmosfere e sensazioni personali, considerando anche i pensieri e le emozioni dello scrittore, ma sfruttando in ogni caso la capacità di scrittura tipica del giornalista.

Per fare un esempio: David Foster Wallace viene incaricato dalla rivista Harper's Bazaar di scrivere un reportage narrativo a proposito di un viaggio di una settimana in crociera extralusso ai Caraibi. Foster Wallace, partendo da questo fatto particolare dilata la notizia trasformandola in un libro che potrebbe essere letto come se fosse un romanzo. Questo perché il narratore assume le sembianze del protagonista del racconto e il lettore osserva attraverso la lente di ingrandimento tutto ciò che il narratore vuole trattare e approfondire. Ovviamente, per leggere la recensione dettagliata di Una cosa divertente che non farò mai più puoi cliccare qui!

Tornando a noi, come racconta Alberto Papuzzi nel suo Professione Giornalista pubblicato dalla casa editrice Donzelli, la chiave del reportage è sempre portare il lettore nel fuoco della vicenda.

SCRIVERE significa analizzare e sintetizzare in parole la realtà che ci circonda.
SCRIVERE UN REPORTAGE significa innanzitutto descrivere un evento; contestualizzarlo conferendo un nome e un volto alla storia e al suo presente; condurre per mano un lettore, che probabilmente non ha mai visto o approfondito la conoscenza di determinate situazioni, determinate notizie, luoghi o fatti. In ultima istanza, un reportage narrativo deve riuscire a trovare un punto di incontro tra cause e effetti, nonché dare un'interpretazione dei fatti raccontati.

Il reportage narrativo altro non è che un'esplorazione completa a proposito di un'esperienza da trasformare in scrittura.

IL RUOLO DEL REPORTER
Il reporter è colui che guida il lettore in un viaggio alla scoperta di una notizia particolare. Attraverso gli strumenti offerti dal giornalismo, lo scrittore offre la base necessaria alla produzione e al reperimento di documenti e di tutto quel materiale utile a raccontare il contesto di cui parlavo poco fa. Tale contesto è popolato di persone, di tradizioni, di paesaggi, di ambientazioni e il reporter è colui che è in grado di sintetizzare tutti questi dettagli trasformandoli in appunti, interviste e osservazioni. Tutto questo materiale verrà poi assemblato dal reporter, che gli conferirà un senso, un filo logico, un tempo narrativo e una chiave di lettura finale.

Questi significa che chi si prepara a scrivere un reportage deve innanzitutto avere chiari gli scopi e i motivi della ricerca; deve essere preparato e pronto a dover rivedere le proprie opinioni personali; ma soprattutto deve essere pronto a raccogliere dati. Nel suo libro "Scarpe buone e un quaderno di appunti. Come fare un reportage", Checov spiega che "il vero reporter non è colui che viene a conoscenza degli eventi attraverso l'intervista, ma colui che parla con chi incontra lungo la strada, colui che si inserisce all'interno dell'ambiente che deve raccontare".

IL VIAGGIO DEL REPORTER
Come ogni viaggio che si rispetti, quello del reporter può appartenere a due categorie principali:

  • VIAGGIO ESTERIORE: Ossia il viaggio che si svolge fisicamente presso un luogo altro, e per altro si intendo un luogo diverso da quello in cui vivono sia il reporter sia il lettore. Nel caso pratico di Foster Wallace è un viaggio in crociera, dove lo scrittore non era mai stato prima.
  • VIAGGIO INTERIORE: Ossia un viaggio introspettivo, che a conti fatti è un pretesto e una metafora puramente testuale, poco vissuta e poco esperienziale.
IL VIAGGIO DEL BRAVO REPORTER
Il bravo reporter è colui che unisce l'evento accaduto all'esperienza personale e individuale, ma permettendo attraverso un buon numero di esempi e spiegazioni di arrivare alla reale e concreta analisi del problema analizzato. Il bravo reporter si nutre di sensazioni, fa incetta di opinioni e sentimenti propri e ci riesce sfruttando l'esperienza soggettiva, che fornisce al lettore una chiave di lettura molto personale.

TRA GIORNALISMO E LETTERATURA
Giornalismo e letteratura tendono ad influenzarsi reciprocamente e il loro prodotto è un qualcosa di ibrido dove, da una parte, la LETTERATURA indica un modo di procedere che si concentra sulla trasformazione dei fatti in riflessione e su una certa elaborazione dei fatti in racconto, dall'altra, il GIORNALISMO svecchia la lingua, la semplifica e la avvicina ad un pubblico vasto e eterogeneo.

L'età d'oro del reportage narrativo va dalla fine del XIX secolo alla Prima Guerra Mondiale, perché in questo periodo -per la prima volta- i reportage pubblicati sui quotidiani vennero raccolti all'interno di veri e propri volumi e trasformati in narrazione.

Sinteticamente, i libri di reportage si articolano su una serie di narrazioni indipendenti e presentano un ritmo linguistico per molti aspetti simile all'oralità, la scrittura è immediata e lo stile è giornalistico. I testi sono caratterizzati da una forte economia espressiva che, attraverso periodi agili, riesce a velocizzare la lettura.

Quindi, il bravo reporter per realizzare un reportage narrativo che sia degno di nota deve guardare da un lato al giornalismo e alle sue tecniche stilistiche, ma non deve mai perdere di vista la letteratura e il suo tipico impianto narrativo, oltre ai procedimenti analitico-descrittivi riconoscibili nella scrittura saggistica. Il reportage narrativo si delinea come il prodotto nato dalla commistione tra diversi generi, che sfrutta i pregi del libro (in particolare la durata e il tempo narrativo) e quelli dell'articolo, che chiede puntualità, autorevolezza e serietà nella diffusione delle informazioni, senza dimenticare la struttura orientata all'economia e alla leggibilità. 

Per concludere, l'elemento essenziale resta sempre e comunque la presenza dell'autore, che filtra e seleziona il reale attraverso la propria esperienza.

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Buona scrittura!


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