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VUOI STAR ZITTA, PER FAVORE? - Raymond Carver

Dopo la lettura di "Le otto montagne", avevo bisogno di un libro bello, ma bello tanto.
E quando ho bisogno di un libro bello mi rivolgo più o meno sempre agli stessi scrittori, che fanno parte della mia comfort zone e che mi regalano sempre incredibili soddisfazioni.

Questa volta è toccato a Raymond Carver con la sua raccolta d'esordio intitolata Vuoi star zitta, per favore?

Questo libro è stato una sorpresa totalmente inaspettata. Come sapete, tra i buoni propositi del 2018 c'è quello di non acquistare nuovi libri, perché ho necessità di leggere tutti quelli accumulati negli ultimi quattro anni di inattività (per maggiori informazioni puoi leggere questo post!). Se vi state chiedendo a quanto ammonta il totale dei libri non letti, posso comunicarvi con assoluta certezza che il numero oscilla tra i 166 e i 165 - solo perché ne ho qualcuno in lettura (se vuoi sbirciare nella mia libreria clicca qui!).

Dunque, mentre lottavo con la mia crisi di astinenza, la mia mamma mi ha portato questo gentile omaggio e io non sono riuscita a resistergli neanche un minuto. Tempo 2 mattine, il libro era concluso. Ed è stata una bellissima esperienza.

TRAMA:
"Con l'uscita nel 1976 di Vuoi star zitta, per favore?, la prima raccolta di Carver, s'imprimeva una svolta irreversibile nell'idea di short story e nell'intero panorama letterario americano. Una raccolta di storie indimenticabili, di uomini e donne sull'orlo della perdizione, disoccupati, alcolisti, gente incapace di creare e mantenere rapporti sentimentali veri e solidi. Ma, mescolato al disincanto con cui Carver sa raffigurare alienazioni e mancanze, spunta qui e là un tratto più emotivo, passionale, in qualche caso un dettaglio erotico o comico. In una parola, una qualità affettuosamente "umana".

Come racconta Cognetti, quando questo suo primo libro uscì, nel 1976, Raymond Carver aveva trentasette anni, due figli già grandi, diversi lavori e traslochi alle spalle, un matrimonio logorato da delusioni, tradimenti, violenze e si stava suicidando con l'alcol. Per tutta la vita non aveva desiderato altro che fare lo scrittore. Ormai da quindici anni pubblicava racconti su piccole riviste sperando di mettere insieme prima o poi una raccolta o perfino un romanzo, e tirava avanti nel frattempo con borse di studio, impieghi saltuari, lo stipendio della moglie Maryann Burk, cause di fallimento dopo cui toccava lasciare tutto e ricominciare altrove. Per quanto poteva andare avanti così? Quella vita di espedienti e devozione alla scrittura era sembrata romantica a vent'anni, pericolosa eppure ancora ammirevole a trenta, ma diventava soltanto patetica andando per i quaranta. Carver, che da tempo si teneva in equilibrio tra l'alcolismo e un'esistenza produttiva, in quel 1976 aveva perso il controllo: beveva vodka tutto il giorno, con Maryann si prendeva e si lasciava, stava da solo per lunghi periodi e aveva l'aspetto di un uomo molto malato. E' strano parlare di un esordio come se fosse un epilogo, ma Carver andò davvero vicino a morire così, ubriaco e infelice, e in tal caso non saremmo qui a raccontare la storia di uno dei più grandi scrittori americani del '900.
[...] gli rivelò che la vita era una faccenda molto seria, un'avventura che esigeva, in un giovane che si affacciava al mondo, doti di forza e risolutezza; non era un'impresa facile, si sapeva, ma nondimeno valeva la pena affrontarla, a detta del padre di Ralph Wyman che ne era del tutto convinto. [p.204]
Cosa possiamo dire di questa raccolta?
Sicuramente la prima considerazione da fare è che Carver è il maestro del racconto in medias res. In ogni suo racconto assistiamo ad uno spaccato di vita quotidiana, il linguaggio utilizzato dai personaggi è semplice, le parole sono poche e scelte con cura. Sembra quasi di svegliarsi improvvisamente nella vita di qualcun altro. L'unico elemento che rende lo scritto davvero narrativo è quel suo modo di scrivere he said, she said, che fa oscillare i dialoghi tra l'estrema quotidianità e la melodrammaticità di un testo teatrale.
Come dicevo, ci troviamo improvvisamente nella vita di qualcun altro e siamo partecipi dell'esistenza di persone comuni che combattono le battaglie quotidiane di tutti: alcol, sigarette, tradimenti, lavoro precario, vita monotona e cuori infranti. Carver racconta l'America del suo tempo e della sua generazione. Tutti i suoi personaggi hanno in comune la consapevolezza di vivere un'esistenza molto difficile, che talvolta fa sembrare impossibile qualsiasi opportunità di sopravvivenza.
Altro aspetto interessantissimo è la conclusione spezzata. Le conclusioni dei racconti di Carver non sono mai definitive, ma sono sempre sospese. E se da una parte questo procedimento interrompe bruscamente il racconto, dall'altra è una tecnica intelligente per chi si presta a costruire una raccolta di racconti, ché arrivati alla conclusione spezzata il lettore è così disorientato e confuso che necessariamente deve apprestarsi a leggere il racconto successivo. O almeno, ogni volta per me è così.
Nei racconti di Carver c'è sempre un'ombra di ostilità e inquietudine, qualcosa di difficile da decifrare e comprendere, che genera tensione e un forte senso di minaccia. Anche questa tecnica è senz'altro efficace: tenere viva la tensione aiuta il lettore a voltare pagina e raggiungere la conclusione del racconto senza difficoltà. In reazione al mito del sogno americano, nei racconti di Carver scopriamo l'America di periferia, quella più vera e meno raccontata, l'America dei lavori precari e sottopagati, degli affitti cari, delle difficoltà di arrivare a fine mese, delle preoccupazioni, dei drammi familiari e dell'instabilità affettiva.
Lo stile minimalista è la caratteristica principale. I racconti di Carver sono caratterizzati, infatti, dall'uso economico delle parole e delle descrizioni superficiali - che vengono evitate totalmente. Come i suoi colleghi, Carver evita avverbi e espressioni superflue e ridondanti, preferendo lasciare al contesto il ruolo di definire il significato del racconto.

In buona sostanza, non c'è niente di scintillante in questi racconti, ma le parole di Carver brillano di una forza unica.

Quando si parla di raccolte di racconti la recensione di fa difficile. Quello che preferisco fare, anzi che descrivere la trama di ognuno dei racconti, è dare un'idea generale del libro e dei suoi contenuti e spero di essere stata esaustiva.
In estrema conclusione, voglio lasciarvi con un particolare del tutto irrilevante al fine della comprensione del libro: Raymond Carver è uno dei miei scrittori preferiti, le motivazioni sono tutte descritte in questa recensione. Questo potrebbe essere il manifesto del Blog che curo e rappresento e vi invito, se ne conoscete, a lasciarmi qualche consiglio a proposito di scrittori simili! Anche se nel 2018 non acquisterò libri, posso comunque fantasticare e rimpinguare la mia disonorevole wish list!

Informazioni aggiuntive:
Titolo: Vuoi star zitta, per favore?
Autore: Raymond Carver
Codice ISBN: 9788806223793
Prezzo di copertina: 12.00€
Pagine: 225
Se vuoi acquistare questo libro clicca qui:Vuoi star zitta, per favore?
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