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LA LINGUA PERDUTA DELLE GRU - David Leavitt

Oggi è domenica e mi sembra un giorno buono per scrivere qualcosa a proposito di un libro fenomenale come La lingua perduta delle gru di David Leavitt.

Questo romanzo è stato una caccia al tesoro, non tanto per quanto riguarda la lettura ma proprio per quanto riguarda il reperimento del volume. A un certo punto è diventato introvabile e non riuscivo a recuperarlo da nessuna parte, neanche online. 

Mi succede spesso, capita che io senta parlare di un libro e capita che, magari, me ne parli una persona fidata con la quale condivido un certo gusto e un certo piacere verso un certo tipo di letteratura e scrittura. La persona che mi ha parlato di questo libro è una persona che non vedo ormai da molto tempo, ma che è sempre nei miei pensieri ogni volta che scrivo una parola qualsiasi. Penso a lui e penso sempre ai suoi preziosi insegnamenti, e mi tocca ammettere di sentire la sua mancanza. E' stato il mio primo editore, la prima persona che ha deciso di investire in me e che ha creduto che potessi farcela. Poi l'ho deluso, perché ho smesso di scrivere per dedicarmi allo studio e al lavoro, e me ne pento. Perché forse se avessi insistito avrei realizzato un sogno, che oggi è ancora il mio sogno principale.

Ma veniamo al libro. 

Il mio editore diceva che ci sono tanti motivi per leggere. Se il motivo per cui leggiamo è imparare a scrivere decentemente, non possiamo leggere tutto ma dobbiamo concentrarci su alcuni autori in particolare e su alcuni libri ancora più in particolare, per studiarli e studiarli ancora. Per interiorizzare la musicalità, il ritmo e un certo modo di fare scrittura. Marie Kondo sarebbe stata fiera di lui, e infatti quando uscì la notizia scandalo (che puoi leggere qui) ricordo che la mia reazione non fu risentita come quella di tutti i miei colleghi lettori. Ma questa è un'altra storia.

David Leavitt è uno scrittore statunitense, si è laureato a Yale in composizione creativa nel 1983 e da quel momento in poi ha vissuto a New York, dove vive tutt'ora. Il libro che lo ha presentato e affermato al pubblico si intitola Ballo di famiglia del 1984, pubblicato a un anno dalla laurea. Oggi, oltre ad essere uno scrittore molto capace, è anche un insegnante di scrittura creativa presso l'università della Florida. Uno dei temi ricorrenti dei suoi romanzi e dei suoi racconti è l'omosessualità ed è molto bella la sua dichiarazione "ho scritto ciò che avrei voluto leggere quando ero adolescente, ma che nessun libro raccontava", perché questa dichiarazione è una vera e propria missione di vita. Prendere questa posizione significa fare della scrittura la propria voce e soltanto così la scrittura può risultare onesta e piacevole. 

La mia prima esperienza è stata questa, con La lingua perduta delle gru. 

Consiglio di lettura che mi è arrivato nel 2012 e che sono riuscita a raccogliere soltanto quest'anno. Ho cercato e cercato ripetutamente questo libro in libreria per non so quanto tempo, ma ho fatto una fatica tremenda. Una sera, per caso, stavo aspettando il mio amico Gabriele e visto che faceva fatica a trovare parcheggio in città ho approfittato per fare un giro in Feltrinelli. Ed eccolo lì, che mi guardava dallo scaffale. L'ho afferrato, agguantato, con una voracità quasi violenta e mi sono guardata intorno nella speranza che nessuno avesse notato questa unica e preziosissima copia. Doveva essere mio. Per fortuna il mio amico ha fatto un sacco di fatica a trovare parcheggio, così ho avuto il tempo di iniziare a leggere il libro. E l'ho comprato. Che dovevo fare? Lasciarlo lì e rischiare di perderlo? Siamo andati a bere Spritz e a chiacchierare e quando il mio amico se ne è andato per raggiungere altri amici a cena, io sono rimasta al bar, appollaiata sullo sgabello a leggere da sola. Che benessere. Ora che sono chiusa in casa per il COVID 19 sento fortissima la mancanza di quelle letture in giro per la mia città del cuore, la mia Ancona adorata così distante da me eppure così vicina.

Da vent'anni Rose faceva la redattrice, dotata della rara capacità di sedere tutto il giorno in un cubicolo, come un monaco in una cella, a leggere con rigore quasi penitenziale. In momenti di tensione si calmava trovando sinonimi: sentire, comprendere, condividere; infuriarsi, imprecare, perdere la tramontana; addolcire, placare, calmare. A muoverla era l'istinto di mettere in ordine il mondo, come, seduta alla sua scrivania, metteva in ordine le frasi, correggendo anacoluti e sfrondando participi inconseguenti, sciogliendo nodi e grumi finché la prosa sotto i suoi occhi acquistava splendore, come una glassa perfetta. La cucina era un altro dei suoi piaceri. Andava fiera di cibi che non assomigliavano in alcun modo ai loro ingredienti: frutti in miniatura fatti di marzapane; glasse seriche e perfette. Owen sedeva di fronte alle torte che Rose faceva e le fissava, con la faccia piena di una specie di timore reverenziale, perché era cresciuto in una casa senza glasse, nutrito con asciutte e pesanti torte di noci e plumcake. Uomo tranquillo, mangiava le torte di Rose con una ferocia di cui la maggior parte della gente non l'avrebbe sospettato capace. (p. 15)

Rose, Owen e il figlio Philip sono i personaggi principali di questa storia. L'argomento di fondo è l'accettazione di sè, della propria sessualità. Ma è anche la finzione e le maschere che le persone sono costrette ad indossare, per non deludere le aspettative e per non ferire le persone care. 

"Ventisette anni di matrimonio" pensò " e lo conosco appena" (p. 29)
 Rose e Owen stanno affrontando un problema che richiede loro un certo dialogo, un confronto e forse una serie di compromessi. La casa in cui vivono da sempre è proprietà di una cooperativa che sta chiedendo ai vari inquilini di liberare la casa oppure di acquistarla. La coppia deve scegliere se traslocare o se acquistare, ovviamente non hanno un conto in banca importante e quindi la decisione da prendere è delicata. Questo espediente, oltre a farceli conoscere, permette loro di ragionare sul loro matrimonio e sulla relazione che li ha condotti fino a questo punto. Un matrimonio complicato, spesso fatto di litigi. Anche se, il problema vero è molto più profondo e radicato ed emerge impetuoso di fronte a una ulteriore notizia: Philip si confida con i genitori, pur non avendo mai instaurato con loro un dialogo forte, e confessa di essere omosessuale. Arrivare alla decisione di ammetterlo, di dirlo ad alta voce e di dirlo a Rose e Owen, non è certo un fatto semplice. Prima di arrivare alla conclusione interroga Jerene, la sua amica, interroga il suo compagno per scoprire quale sia stata la reazione dei loro genitori alla stessa notizia. Philip vuole essere sincero e da un certo punto di vista vuole liberarsi di questo peso, così confessa, anche se la reazione non è esattamente quella che si aspettava.
Come si può prevedere la reazione ad una confessione di questo genere?

Rose si girò, guardò Owen accasciato sul sofà. "Perché non sono affatto convinta che, siccome una cosa è un segreto, deve per definizione essere rivelata" disse Rose. "Tenere certi segreti è importante per...l'equilibrio generale della vita, il bene comune." (p. 182)
Inaspettatamente, Rose si chiude a riccio e Owen, invece, si apre. Questa confessione rovescia tutte le carte in tavola e le rimescola. E' un vaso di Pandora che cambia le regole del gioco: ora si gioca a carte scoperte. E allora i segreti si scoprono, uno dopo l'altro, tornando alla luce dopo essere rimasti rinchiusi negli armadi per anni. 
Questo libro ci piazza di fronte a una serie di interrogativi ai quali non è semplice dare risposta. La verità è sempre la cosa giusta da dire? Essere se stessi è davvero possibile? Quanto coraggio è necessario per vivere la vita che vogliamo vivere? E tante altre ancora. 
Non è una lettura semplice, che scorre veloce, che passa e va. E' una lettura che pone al lettore le stesse domande è che, per forza di cose, costringe il lettore a ricercare le risposte nel proprio vissuto quotidiano. Stiamo vivendo la vita che vogliamo vivere? Stiamo dicendo tutta la verità? Ha senso dire tutta la verità? Sentiamo davvero di essere noi stessi al 100%? Oppure stiamo mettendo in scena una pantomima e stiamo nascondendo ciò che siamo per non correre il rischio di deludere le aspettative delle persone che ci vogliono bene?
E' stato un trip mentale che mi ha coinvolta fino in fondo e che ha ispirato una buona quantità di pagine del mio diario.

E il titolo? 

Jerene, amica di Philip e coinquilina del compagno di Philip, è una ragazza omosessuale. La storia di Jerene si interseca con quella di Philip: adottata da bambina, ad un certo punto ha confessato ai suoi genitori adottivi si essere omosessuale e per questo motivo è stata costretta ad andarsene di casa. Perde tutti i contatti con loro e addirittura quando incontra la madre adottiva al supermercato questa fa finta di non conoscerla. Però non si perde d'animo, sa di essere sola e di poter contare soltanto sulle sue forze. Studia, vince una serie di borse di studio e lavora a una tesi di dottorato che cambia ripetutamente argomento, ma i suoi risultati sono così buoni che le borse di studio si rinnovano di anno in anno. Un giorno va in biblioteca per continuare la ricerca sul tema che sta approfondendo: le lingue perdute dei bambini che balbettano nelle loro stanzette. Si imbatte in un articolo a proposito di un bambino in particolare che aveva iniziato a parlare la lingua delle gru. Lo stesso articolo ha dato lo spunto a David Leavitt per scrivere questo romanzo.


In poche parole, il bambino, Michael, nato da un'adolescente sbandata, probabilmente ritardata, frutto di uno stupro, fino all'età di quasi 2 anni aveva vissuto con sua madre in un palazzo popolare vicino a un cantiere edilizio. Ogni giorno la madre vagava dentro, intorno e fuori dall'appartamento in preda alla sua follia. Si accorgeva appena della presenza del bambino, non sapeva nemmeno come nutrirlo e come occuparsi di lui. I vicini di casa erano preoccupati dal pianto e dalle continue urla di questa creatura che poi, a un certo punto, aveva improvvisamente smesso di piangere. Allarmati avevano chiamato i servizi sociali, che trovarono il bambino sdraiato sul suo lettino vicino alla finestra. Era vivo e straordinariamente in buona salute, nonostante fosse trascurato da tutti. In silenzio giocava sul suo squallido lettino, fermandosi ogni qualche secondo per guardare fuori dalla finestra. Sollevava le braccia, poi le bloccava bruscamente, si rizzava in piedi sulle gambe scarne, poi cadeva; si piegava e si alzava. Faceva strani rumori, una specie di scricchiolio con la gola. Gli assistenti sociali si chiesero cosa stesse facendo e guardando fuori dalla finestra scoprirono che il bambino stava osservando la gru più vicina alla finestra e quando questa si sollevava lui si sollevava, quando questa si abbassava lui si abbassava, quando le sue marce stridevano e il motore ronzava, il bambino produceva uno stridio con i denti, un ronzio con la lingua. Anni dopo Michael viveva in un istituto speciale, si muoveva come una gru, faceva gli stessi rumori che fa una gru, benché i medici gli mostrassero foto e video, lui reagiva solo alle foto delle gru e giocava solo con le gru giocattolo. 

Perché, Jerene ne era convinta, ciascuno, a modo suo, trova ciò che deve amare, e lo ama; la finestra diventa uno specchio; qualunque sia la cosa che amiamo, è quello che noi siamo. (p. 193)
Questo è un libro sull'amore, in tutte le sue forme, e sulle difficoltà che l'amore comporta nella vita di tutti noi. Se siamo abituati ad un amore felice, non ce ne accorgiamo. Se siamo abituati ad un amore infelice, spesso smettiamo di crederci. Ma in ogni caso l'amore è il motore di qualsiasi azione che compiamo ogni giorno. Le persone che amiamo sono lo specchio di noi stesse e ci aiutano a conoscerci meglio, a capire meglio i nostri comportamenti, il nostro carattere e il nostro modo di essere. Perché nascondersi allora? Per paura? Per il timore di ferire? Meglio soffrire tutta la vita e rinunciare all'amore? Ognuno può scoprire le proprie risposte, questo libro ci mette di fronte a noi stessi e lo fa nel modo più sincero.

Leggendo questo libro ho anche capito perché il mio editore lo avesse consigliato così spassionatamente. David Leavitt è un ottimo scrittore e questo romanzo è molto riuscito. Se qualcuno dovesse chiedermi cosa cambieresti, direi nulla. La lingua perduta delle gru va benissimo così come è e dovrebbero leggerlo tutti.

Informazioni aggiuntive:
Titolo: La lingua perduta delle gru
Autore: David Leavitt
Codice ISBN: 9788804685272
Prezzo di copertina: 13,50€
Pagine: 332
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Commenti

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